Area Identificazione ed espressione delle emozioni
L’educazione delle emozioni è uno dei compiti fondamentali dei genitori, in quanto le emozioni sono una componente fondamentale della crescita dei figli, aiutandoli a sviluppare l’intelligenza emotiva.
Le emozioni sono alla base di tutti i comportamenti, e sono legati a pensieri e idee. E per questo è importante imparare a cogliere il linguaggio emotivo, conoscere le emozioni, le loro modalità di espressione.
La gestione delle emozioni non è sempre facile, ed è spesso legata anche all’educazione emotiva ricevuta dai propri genitori. Per questo è importante che il genitore sia consapevole del proprio mondo emotivo.
Questo concetto chiama in causa componenti diverse, tra le quali, conoscenza delle emozioni, dei loro correlati facciali e comportamentali, capacità di riconoscere le emozioni degli altri e di regolare le proprie emozioni e la loro espressione.
Allenarsi quotidianamente in quest’area significa migliorare la sua capacità di leggere e comprendere lo stato emotivo dei figli, decifrare le intensità emotive, migliorare la sua capacità di distinguere le diverse emozioni, Aumentare il proprio vocabolario emotivo descrivendo e classificando le emozioni, migliorare la capacità di sintonizzazione e incanalamento.
Quando lo si fa, in realtà lo possiamo fare sempre. Prendendo consapevolezza del nostro modo di gestire le emozioni. Nell’osservare gli altri, in particolare chi ci sta accanto.
Area Regole familiari
Quest’area ha a che fare con gli aspetti delle regole familiari e la gestione della disciplina e quelle che sono le regole, esplicite e implicite, che vigono nella nostra famiglia. O con cui siamo cresciuti.
La disciplina riguarda il capire le regole (della casa, della scuola e della comunità) e capire cosa succede quando le regole vengono infrante; riguarda l’imparare ad essere responsabili.
La disciplina ha a che fare con l’insegnamento e l’apprendimento e può essere agita in molti modi differenti. Come genitori educhiamo alla disciplina i nostri bambini quando loro sono in grado di capire che cosa desideriamo insegnare loro, così che impareranno come disciplinarsi da soli. Dovremo usare sempre meno limiti man mano che i nostri bambini sapranno prendere da soli decisioni responsabili. La disciplina non dovrebbe essere dura o ingiusta. Dovrebbe essere positiva ed usata per incoraggiare buoni comportamenti così come per arrestare il comportamento che non desiderate che vostro figlio faccia. La disciplina viene data con regole seguite da conseguenze.
Una delle funzioni fondamentali di un genitore e proprio la funzione normativa che consiste nel dare dei limiti, una cornice di riferimento entro cui agire. Sin dalla nascita i bambini hanno bisogno di “limiti” di essere “contenuti”.
Immaginiamo un bambino che ha una forte spinta esplorativa, soprattutto quando inizia a capire come “funziona” la motricità del suo corpo. Ha bisogni di regole e di limiti, altrimenti rischiamo di perdercelo casa, di avere tazze e bicchieri rotti in un attimo (perché è troppo bello sentire che dopo lancio la tazzina del caffè a terra segue fa un gran rumore e che sono stato io a farlo!!).
I limiti, e le regole sono essenzialmente legati a ridurre i potenziali rischi e pericoli per i figli, rispendo anche al bisogno di sicurezza e controllo che i genitori hanno soprattutto con l’arrivo del primo figlio!
Così come vivere all’interno di un ambiente coerente, in cui parole e comportamenti abbiamo un senso di coerenza.
Uno degli obiettivi fondamentali delle regole familiari è quello di “evitare” che si possa commettere qualcosa di sbagliato, non gradito, non accettato.
Quest’area ha a che fare anche con le aspettative familiari. Se ci sono regole chiare e condivise, so cosa aspettarmi dall’altro.
Importante sottolineare un aspetto positivo della disciplina: la promozione dell’autonomia dei figli. Cos’è per te l’autonomia? Cosa ti aspetti da una persona autonoma? Rispondendo a queste domande, molto probabilmente, ti torneranno in mente i concetti di capacità e competenza di darsi delle regole, rispettare delle norme. Responsabilità!
Si tratta anche della capacità di avere cura del proprio corpo, delle cose, e delle routine familiari.
Spesso molte delle regole che seguiamo nelle nostre famiglie, le abbiamo apprese a nostra volta dalle famiglie in cui siamo cresciuti. In una coppia, poi, si tratta di unire due mondi di regole tramandate da famiglie diverse, e non sempre coincidono. Ed è importante dialogarne, trovare compromessi, rivedere le proprie posizioni. Ma è importante non dare per scontato.
In questa famiglia si fa così! È spesso quello che si sente sentenziare un figlio da un genitore al culmine di un diverbio o di un litigio che riguarda proprio il rispetto di una regola. Soltanto che spesso di questa regola non si è parlato!
Il bambino non è in grado di differenziare il bene dal male, e soprattutto il suo mondo è un mondo emotivo, soprattutto all’inizio. La ragione, il cervello logico, si svilupperanno soltanto dopo.
Quindi la funzione delle regole familiari è fondamentale anche per indicare la direzione in cui andare, sia per i figli che per i genitori.
Grazie anche alle regole, e alle modalità con cui si sceglie di condividerle, di accettarle, di affrontarle tutte le volte che non vengono rispettate, rappresenta un’occasione di crescita importante per la famiglia.
Anche per sviluppare l’empatia. Pensiamo alle conseguenze di un gesto sull’altro: riflettere sulle conseguenze, e mettersi nei panni dell’altro, aiuteranno il figlio, ma anche l’adulto, ad allenare l’empatia.
Per sviluppare questa area di family skills, è anche importante fare i conti con tutte le altre, in particolare con la rielaborazione autobiografica dei genitori.
Area Relazioni sufficientemente buone
Ogni famiglia è un microsistema che vive in relazione ad altri sistemi. Essa stessa è costituita di soggetti in continua relazione che costituiscono l’ambiente dei figli!
Di quali relazioni parliamo? La relazione tra i genitori, la relazione tra genitore e figlio, tra i fratelli e sorelle.
E poi ci sono le relazioni con i nonni, con la babysitter, con il mondo dei parenti più o meno stretti. Le relazioni con gli amici, i colleghi di lavoro, con i compagni di scuole e i loro genitori. Con il sistema scuola, le istituzioni e le altre agenzie educative.
Ne “La mente relazionale” Siegel specifica che il cervello si sviluppa grazie alle relazioni.
La “bontà” delle relazioni può essere riferita al concetto di attaccamento così come teorizzato da Bowlby e alla teoria della madre sufficientemente buona di Winnicott. La buona madre non è quella “perfetta” ma colei che riesce a gestire con padronanza la relazione fino al distacco, porgendolo al bambino in maniera talmente naturale da renderlo perfino rassicurante. In tale direzione una relazione è sufficientemente buona quando offre lo spazio di autonomia perché il bambino possa sperimentare qualcosa di diverso dalla madre (o dal padre), con la sicurezza di potere sempre tornare da lei/lui ed esserne accolto amorevolmente sempre e comunque.
Ovviamente questo vale anche per il papà. E anche per le figure educative di riferimento.
Sufficientemente buona, non scordiamolo: non perfetta, non la migliore possibile, la più buona ma sufficientemente buona!
Oggi spesso più che relazioni e legami si denotano connessioni, più superficiali, meno “vincolanti”.
Eppure, la famiglia necessita di una “base solida e sicura” su cui costruirsi e crescere.
Uno degli elementi qualitativi della relazione è la comunicazione.
Le modalità con cui si comunica rappresentano un aspetto fondamentale della relazione. Anche in questo caso essa è legata a tutte le aree di family skills.
Area La consapevolezza educativa
Diventare genitori ed esserlo rappresenta un’opportunità unica per sviluppare nuove competenze. In generale, la competenza rappresenta la capacità di unire conoscenze, abilità e capacità (personali, sociali, ecc.) e utilizzarle in ogni asse esperienziale della vita.
La competenza è anche frutto dell’esperienza. Ecco perché essa è anche il risultato dei figli che siamo stati. Dei modelli educativi ricevuti, dei genitori avuti.
Uno dei compiti richiesti al genitore, insito nel fatto di diventare genitore, è quello di scegliere un modello educativo.
Diventare ed essere genitori è un fatto naturale, ma il modello educativo è legato spesso ad altri aspetti, culturali, tradizionali, di usanze sociali.
Che tipo di genitore voglio essere? Come intendo educare, che strategie possiedo per contribuire alla crescita di mio figlio?
Rispondere a queste domande significa costruire (e co-costruire nel caso di una coppia) un modello educativo.
In particolare, però, nella maggioranza dei casi si diventa genitori in due. E nella genitorialità sono coinvolte le storie e i vissuti di più persone.
Non dimentichiamoci mai che noi siamo frutto della nostra storia, e quindi delle nostre esperienze. E per fortuna questo significa che se ne prendiamo consapevolezza non siamo per forza “determinati” per sempre.
Gli strumenti per i genitori